più 0,8% fino a 4 volte il TM. Nessun conguaglio per il 2024

Il MEF, di concerto con il Ministero del lavoro, ha emanato il decreto interministeriale 15.11.2024 ai fini della perequazione automatica delle pensioni dal 1° gennaio 2025, già pubblicato in G.U. n. 278 del 27 u.s.

La “perequazione” delle pensioni è un meccanismo che determina annualmente la loro rivalutazione sulla base del tasso di inflazione rilevato da ISTAT per adeguarle al maggiore costo della vita e al fine di tutelare il loro potere di acquisto eroso dall’inflazione, che c’è stata anche in questo 2024 seppur in misura ridotta, e  viene operata in via provvisoria salvo successivo conguaglio in rapporto all’indice definitivo rilevato da ISTAT.

In base al decreto di cui sopra, dal 1 gennaio 2025 gli assegni pensionistici godranno di una rivalutazione provvisoria pari allo 0,8%, salvo successivo conguaglio al 1.1.2026. Detta rivalutazione non viene però operata uniformemente, ma varia in ragione delle diverse fasce in cui ricade l’assegno pensionistico.

In base al DDL Bilancio 2025 attualmente all’esame del Parlamento, dal prossimo anno si dovrebbe tornare ai criteri di rivalutazione fissati dall’art. 1, co. 478 della Legge n. 160/2019, che in questi ultimi anni erano stati modificati alleggerendone significativamente gli effetti per le fasce superiori a 4 volte il trattamento minimo; lo stesso DDL prevede altresì la conferma per il biennio 2025-26 di una rivalutazione aggiuntiva e straordinaria delle minime (oggi pari a 598,61 €), in misura del 2,2% per il 2025 e dell’ 1,3% per il 2026.

Per le fasce con importi superiori al trattamento minimo (TM), questa la rivalutazione prevista:

  • le pensioni fino a 4 volte il TM (quindi entro i 2.394,44 € lordi mensili) godranno di una rivalutazione piena pari al 100 %, e dunque dello 0,8%;
  • le pensioni superiori a 4 volte e fino a 5 volte il TM (dunque, superiori a 2.394,44 € e fino a € 2.993,04) godranno di una rivalutazione del 90%, e dunque dello 0,72%;
  • le pensioni superiori a 5 volte il TM (dunque, superiori a 2.993,05 € e fino a qualsiasi importo) godranno di una rivalutazione del 75%, e dunque pari allo 0,6%.

In termini concreti, a partire da gennaio p.v., i pensionati dovrebbero ottenere i seguenti incrementi:

  • le pensioni minime passeranno dagli attuali € 614,77 (frutto della rivalutazione straordinaria 2024) a € 617,89 per la rivalutazione straordinaria 2025, salvo auspicabili ripensamenti in aumento del legislatore- UDITE UDITE BEN 3 EURO DI AUMENTO !!! 
  • per le pensioni superiori al minimo, fino a un importo di 1.000 € lordi mensili l’aumento dovrebbe essere pari a 104 € annui (8 € mensili); di 208 € annui (16 € mensili) per un importo pari a € 2000 €; di 258,9 € annui (19,95€ mese) per un importo pari a 2.500 €; maggiori aumenti per le pensioni di importo superiore.

Per quanto attiene l’anno 2024, il D. interm.15.11.2024, all’art. 1, fissa l’indice definitivo di variazione di quell’anno al 5,4%, e dunque in misura uguale a quello riconosciuto a gennaio 2024 in via provvisoria, e pertanto non ci sarà alcun conguaglio sulla perequazione 2024, e conseguentemente zero arretrati.

Nessun intervento da parte del Governo per recuperare il taglio operato negli anni decorsi sulla perequazione automatica. Infatti, la stretta sulla perequazione (art.1 comma 309, legge 197/2022), ha prodotto un risparmio per le casse dello Stato, con conseguente taglio sulle pensioni, di oltre 3 miliardi e mezzo nell’anno 2023 e di oltre 6 miliardi e 800 milioni nell’anno 2024.  Al netto degli effetti fiscali, la minore spesa pensionistica contabilizzata è stata di oltre 2 miliardi e 100 milioni di euro, nel 2023 e di oltre 4 miliardi di euro nel 2024. 

Il Governo, che aveva promesso di recuperare il taglio operato negli anni 2023 e 2024, ha deciso di non procedere ad alcun recupero ma di ritornare al vecchio sistema di calcolo solo per l’anno 2025 per cui i pensionati che hanno subito il decremento delle pensioni rispetto all’inflazione reale negli anni 2023 e 2024 sono stati per l’ennesima volta buggerati.